Incontro Nazionale sullo Youth Work a Parma
Si è tenuto, nei giorni 3 e 4 maggio 2018 a Parma, l'evento "Youth Work: Condividere esperienze per generare valore sociale", promosso da Comune di Parma, AssociAnimAzione, Animazione Sociale, Prospettive snc in collaborazione con Consorzio Solidarietà Sociale Parma e Confcooperative Parma - Federsolidarietà, con il patrocinio dell'Agenzia Nazionale per i Giovani (ANG) e la Regione Emilia Romagna, organizzato dal Gruppo Scuola coop. soc., A.P.S. On/Off e Il Raggio Verde coop. soc.
L'incontro è stato articolato in due giornate, la prima dedicata ai laboratori di apprendimento esperienziale, la seconda al metodo e agli orizzonti nei quali si colloca lo Youth Work oggi, con una sessione dedicata al metodo e una, aperta, in cui il confronto si allarga agli amministratori pubblici per aprire il dibattito sulle questioni che orientano le prospettive sociali e politiche del lavoro con i giovani.
Il giorno 3 maggio 2018 è stato dedicato alle "officine". Educatori, formatori e operatori che lavorano quotidianamente con i ragazzi sono diventati loro stessi ragazzi per un giorno, facendosi coinvolgere in giochi e attività, si sono messi in discussione e hanno partecipato a 9 officine, cantieri veri e propri su diversi temi.
I cantieri:
#1 WEB RADIO: UNA BELLA STORIA! Condotta dall'esperto Pietro Arfini (Radiofficina) e l'educatore Luca Oppici (Gruppo Scuola) accompagnati da Enrico Carosio (formatore e docente universitario). Durante il laboratorio gli operatori sono stati chiamati a mettere in piedi un vero e proprio programma radio, partendo dalle loro esperienze. Un viaggio nella web radio come mezzo per raccontarsi.
#2 AUDIOMAKING: MUSICA D'INSIEME Condotta dai makers Leonardo Barbarini e Daniele Khalousi (A.P.S.On/Off) e l'educatrice Carlotta Pizzi (Gruppo Scuola) accompagnati da Beatrice Aimi (formatrice e dirigente scolastico). La sessione riservata all'audiomaking ha visto protagonista la beatbox "scatola delle battute". Attraverso il confronto avuto tra gli operatori presenti, si è steso un testo da reppare, il titolo scelto per la canzone è stata "interdisciplinare". Il titolo è nato dall'idea che le caratteristiche del profilo dello Youth Worker è l'interdisciplinarietà.
#3 FABBRICAZIONE DIGITALE: DARE FORMA ALLE PROPRIE IDEE Condotta dagli esperti Dank e Alessio Buso
(Revep Studio) e l'educatore Stefano Manici (Gruppo Scuola) accompagnati da Cristina Carniel (Vedogiovane Asti). Gli operatori partecipanti, hanno ideato una piantina portatile e tattile per ipovedenti. L'idea è stata quella di creare una mappatura dello spazio fisico di lavoro così da permettere ad esempio a che si muove nel proprio ufficio di poterlo fare nella piena autonomia.
#4 VISUAL STORYTELLING: NARRARE CON LE IMMAGINI Condotta dal videomaker Gianpaolo Bigoli (Wendy Film) e gli educatori Sandro Nardi e Rossella Lombardozzi (Gruppo Scuola) accompagnati da Michelangelo Belletti (Vedogiovane). In questa sessione è stata usata la narrazione come strumento per raccontare chi è lo Youth Worker, è stato creato un video con i volti degli YW che hanno partecipato al laboratorio. Nel video, la voce narrante ha raccontato le caratteristiche individuate dal gruppo, che raccontano al meglio il profilo dell'animatore socio-educativo. Le parole chiave: Responsabilità emotiva -Lentezza-Imprevedibilità-Narrazione-Autoritratto-Scomparire.
#5 INFORMAZIONE ORIENTATIVA IN CONTESTI FORMALI E NON FORMALI Condotta dagli operatori Serena Tanzi, Domenico de Crescenzo e Brunella Arena (Auroradomus) accompagnati da Nicola Basile (Il Torpedone). Anche l'Osservatorio Giovani OCPG ha preso parte ai lavori di questa Officina.
Gli operatori coinvolti si sono interfacciati con le loro esperienze, mettendole in discussione. La domanda che ha accompagnato questo laboratorio è stato " i giovani sanno davvero riconoscere in sé stessi le loro abilità e competenze?". I partecipanti sono stati messi alla prova, hanno redatto il proprio curriculum vitae, ma questa volta non hanno dovuto elencare le sulle esperienze formative e professionali riconosciute, ma sulle quelle maturate in ambiti non formali ed informali. Questo processo ha mostrato la difficoltà che i ragazzi affrontano nel riconoscere l'esperienza intesa come condivisione di uno spazio e di una finalità, come riconoscimento di un momento formativo.
#6 MONDI DENTRO E FUORI I LIBRI Condotta dall'esperta Francesca Zambelli (Ass. Mandeleo Italia) e l'educatrice Chiara Arneodo (Auroradomus) accompagnati da Marco Martinetti (Finis terrae). Gli operatori hanno fatto un viaggio nella stesura di un vero e proprio prodotto di editoria, una storia delle storie degli operatori che hanno partecipato al laboratorio. Un viaggio per far uscire i partecipanti fuori da sé, destrutturare la figura dello Youth Worker per poi averne gli elementi che lo compongono.
#7 ARTI E DIRITTI UMANI Condotta dall'esperto Daniele Goldoni (Associazione Ars Educandi) e gli educatori Laura Panizza e Francesco Mainini (Auroradomus) accompagnati da Barbara De Tommaso (Cose da fare con i Giovani). La sessione creativa ha portato a mettere a nudo gli operatori, attraverso l'idea di portare con sé un oggetto di vita che raccoglie le proprie attenzioni e di cui ci si prende cura. La cura dell'altro è la bellezza che si genera nei giovani è quello di cui si occupa gli Youth Worker. In conclusione diritti umani come utopia o priorità nella società odierna?
#8 CUCINA: L'ESPERIENZA OLTRE LO SHOW Condotta dalla Chef Francesca Montagna e l'educatrice Elisa Soncini (Cooperativa Eidé) accompagnati da Angela Malandri (Cooperativa Eidé). La tavola e la cucina come condivisione, come mezzo di sperimentazione e conoscenza. Condividere la preparazione di un piatto, l'idea è il rimando alla casa, alla familiarità se creo queste sensazioni nel gruppo posso ottenere l'apertura dei partecipanti al gruppo. Per questo lo Youth Worker che ruolo ha nell'accompagnare i giovani nei percorsi esperienziali?
#9 TEATRO: QUANDO IL CORPO NON MENTE Condotta dall'esperta Silvia Scotti e l'educatore Cosimo Gigante (Cooperativa Eidé) accompagnati da Rita Lugaresi (Formatrice e dirigente scolastica distaccata presso UniBo). Gli operatori sono partiti dall'idea che il teatro è un importante mezzo per togliere i ragazzi dalla strada e mostragli un'alternativa. L'esperienza messa in atto è servita per ragionare sui giovani, su approcci e metodo, sul dove siamo e cosa dobbiamo fare per tirar fuori dai ragazzi abilità non riconosciute da loro stessi, così da farle diventare competenze spendibili nel loro futuro. Le officine che hanno generato dei veri e propri prodotti sono stati presentati nella giornata del 4 maggio presso AUDITORIUM PALAZZO DEL GOVERNATORE, Parma, Piazza Garibaldi, 2.
4 maggio 2018: La seconda giornata si è aperta con Pitch di presentazione esiti delle 9 Officine, i gruppi di lavoro hanno mostrato le proprie realizzazioni e steso così le basi per il confronto che si è tenuto con le Istituzioni.
Alla presentazione dei 9 progetti è seguito l'intervento del Direttore della rivista Animazione Sociale Franco Floris che ha posto l'accento sulla domanda "Dove stiamo andando? I ragazzi che strada stanno percorrendo? E chi opera nel settore giovanile cosa deve attivare?"
La complessità nella quale ci troviamo oggi può essere vissuta cercando di generare realtà alternative, abbattendo i muri, andando oltre, comprendendo il tempo e pensando non solo come produrre ma cosa produrre. Bisogna porre l'attenzione alla "Mente": le azioni vengono prodotte dal fare concreto, ma il fare parte dalla mente, dalla conoscenza per questo per Floris "Il corpo è mente". I ragazzi apprendono dal fare e gli youth workers attivano le risorse sommerse nei giovani. Per questo le stesse attività svolte durante le 9 officine sono servite per attivare contaminazione tra diverse competenze tra gli operatori, le stesse che si attivano nei giovani che vengono coinvolti nelle esperienze formative che vivono.
Michele Marmo, Presidente AssociAnimAzione, ha condotto il dialogo tra i coordinatori dei gruppi delle 9 officine. Sono state poste delle domande, le stesse che si sono generate durante le officine, si sono chiesti quali sono i metodi per generare apprendimento tra i giovani? Dove si colloca l'operatore nel processo dell'apprendimento? E' ancora importante il processo? O lo è più il prodotto finale?
Enrico Carosio, formatore e docente universitario, ha affermato che è importante che l'animatore socio-educativo nella conduzione del giovane tenga sotto controllo il processo di animazione in quanto è importante stabilizzare tale processo (comunicazione, ritmo, strumenti, relazioni di gruppo) per replicarlo come metodo per generare apprendimento.
Angela Malandri, referente Cooperativa Eidé, ha sottolineato l'importanza del ruolo dell'operatore giovanile come prefiguratore del momento formativo, come attuatore di meccanismi di apprendimento e capace di tirar fuori nuove consapevolezze nei ragazzi. E' importante che l'operatore palesi sempre al gruppo l'obiettivo, così da far avere una presa di coscienza ai giovani che sapranno dove stanno andando e perché.
Rita Lugaresi, formatrice e dirigente scolastica presso l'Università di Bologna, ha invece collocato l'operatore nel processo esperienziale di gruppo come un osservatore partecipante.
Barbara De Tommaso, referente per "Cose da fare con i Giovani", ha ripensato alla logica che vede l'operatore socio-educativo come colui che tira fuori il bello nei ragazzi cercando di porlo in un clima familiare. Per la De Tommaso è importante tirar fuori il disagio, l'inadeguatezza dei ragazzi portandolo in luce nel gruppo e comprendendo che tutti noi abbiamo un disagio di qualsiasi natura.
Marco Mattinetti, formatore e progettista di Vedogiovane, ha sottolineato l'importanza del donare al gruppo e del riflettere sul come si può creare uno standard di strumenti utili alla conduzione del gruppo, stabilizzando il processo.
Nicola Basile, referente Associazione il Torpedone, ha rimarcato l'importanza delle officine perché hanno mostrato l'importanza della partecipazione condivisa nel gruppo, sottolineando che lo Youth Worker è posto al centro del coinvolgimento giovanile, evitando esclusioni all'interno del gruppo. Solo attraverso la partecipazione il giovane potrà prendere in mano il proprio futuro. L'educatore non deve spaventarsi del ruolo di protagonista del ragazzo ma fare meta-cognizione e spingerlo verso territori "altri" per farlo uscire dalla comfort zone.
Enrico Gentina regista: in un monologo parla della figura dello Youth Worker elencando delle parole chiave che lo caratterizzano: Guida-Aiuto-Partecipazione-Coinvolgimento-Generosità-Trasmissione. L'animatore è come su un crinale, tra dentro e fuori in un equilibrio posto nel centro di un processo di coinvolgimento del giovane che si fa guidare verso la risalita, prendendosi cura di esso. Lo Youth Worker è colui che attraverso il suo bagaglio esperienziale trova strumenti per trasmettere quel che sa e a sua volta potrebbe essere utile ad altri.
Apertura della discussione con le Istituzioni
L'apertura della discussione con le Istituzioni è stata a cura di Massimo Mezzetti, Assessore alla cultura, politiche giovanili e politiche per la legalità della Regione Emilia-Romagna che ha raccontato la sua esperienza nelle Istituzioni. Mezzetti afferma di aver sempre creduto nei giovani come risorsa e per questo ha partecipato alla creazione dell'Informagiovani per informare i giovani sulle possibilità del territorio. Oggi il territorio chiede innovazione, creatività spazi di co-working investire nella cultura, lavorare nella cultura e generare cultura.
A seguire una tavola rotonda tra rappresentanti delle varie Regioni partecipanti:
Serena Angioli, Assessora ai Fondi Europei, Politiche Giovanili, Cooperazione europea e bacino Euro-mediterraneo della Regione Campania, ha spiegato che la Regione è parte attiva del processo di riconoscimento della figura professionale dello Youth Worker, in quanto riconosciuta all'interno della Legge "Costruire il futuro. Nuove politiche per i giovani". Infatti la Regione Campania all'interno delle attività dell'Osservatorio Regionale delle Politiche Giovanili, lancerà una Summer School che vedrà la partecipazione di diversi stakeholders e youth workers attivi in vari ambiti del lavoro con i giovani.
Chiara Criscuoli di GiovaniSi Regione Toscana ha testimoniato la propria esperienza regionale nell'ambito del progetto GiovaniSi che agisce per i giovani di età compresa tra 16-40 anni.
Marina Mingozzi, P.O Politiche Giovanili Regione Emilia-Romagna, ha posto l'accento sull'importanza del lavoro per favorire politiche attive in favore dei giovani.
Paola Trifoni, Coordinatrice Informazione e Consulenza Programma Erasmus+ dell'Agenzia Nazionale Giovani, ha affermato che è importante che le Istituzioni definiscano metodi, qualità e settorialità di tale figura per stabilizzare la figura professionale, in vista anche delle sollecitazioni dell'Unione al riconoscimento delle pratiche di formazione non formali.
Obiettivo delle istituzioni è trovare un dialogo comune per generare una rete su scala nazionale che comunichi e condivida la realizzazione di tali politiche in quanto hanno rilevato la consolidata disattenzione e semplificazione della politica nazionale rispetto alla complessa questione giovanile. Troppo poco si è fatto per i giovani che hanno bisogno di una guida nel processo di crescita extrascolastico; c'è bisogno di politiche a supporto di chi spende il proprio futuro per i giovani e con i giovani.
Miguel Belletti, Presidente Vedogiovane, è convenuto sul definire lo Youth Worker come una figura in azione per l'empowerment giovanile, che tira fuori il disagio portando a definizione le potenzialità nel giovane che con forza viene seguito nel processo di realizzazione del sé.
A conclusione della tavola rotonda si è proseguito con gli interventi del mondo accademico Carlo Andorlini, Università degli studi di Firenze, Vincenza Pellegrino, Università degli studi di Parma e con Ivana Pais, Università Cattolica di Milano.
Il mondo universitario, attraverso le diverse competenze, sottolinea la necessità di pensare alla didattica come elemento cardine nella formazione del giovane. Non si può pensare che il ragazzo che studia all'università possa creare il suo futuro solo attraverso la conoscenza appresa dai libri, non si può formare attraverso gli strumenti canonici della formazione.
Vincenza Pellegrino afferma che bisogna superare le dicotomie classiche presente/futuro, siamo in una presentificazione della vita, è tutto oggi e non abbiamo più il tempo di nulla, i ragazzi sono nel presente costante, bisogna attivare una didattica partecipata per far vedere un'altra faccia dell'Università.
E' seguito all'intervento Michele Guerra, Assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili del Comune di Parma, Roberta Lasagna, Presidente Prospettive Scs e Federsolidarietà Parma, Sabrina Fornia Vice Presidente Consorzio Solidarietà Sociale. Sono convenuti sulla necessità di creare un ponte tra la città dei giovani e la città vera e propria, riqualificando tempi e spazi dei giovani. C'è bisogno di operare una riflessione sugli spazi e suoi luoghi e fare in modo che gli spazi diventino dei luoghi, non solo sociali ma culturali.rta Lasagna, Presidente Prospettive Scs e Federsolidarietà Parma)rta Lasagna, Presidente Prospettive Scs e Federsolidarietà Parma).
Michele Gagliardo di Libera contro le mafie è intervenuto per dare una testimonianza delle proprie azioni, sottolineando il passaggio dal "o ci sei o ci fai" al "se fai, ci sei". I giovani devono prendere in mano il proprio futuro e chi si occupa di giovani deve indirizzarli all'impegno sociale e alla partecipazione.
In conclusione sono intervenuti: Flaviano Zandonai di Euricse, Giovanni Campagnoli autore di "Riusiamo l'Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali - Ilsole24ore" e il moderatore Andrea Lorenzo Marchesi dell'Università Milano Bicocca.
Alessandro Pirani, esperto di innovazione e design dei servizi ha tenuto le provocazioni conclusive dal titolo "Se funziona, è obsoleto: pensare spazi giovani sempre in beta".