Le politiche giovanili nel contesto italiano
Si è svolto martedì 3 aprile nell'aula 13 della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Salerno il secondo appuntamento del Ciclo dedicato alle tematiche giovanili, nell'ambito del Programma Tirocini SIRG, finanziato dal Settore Politiche Giovanili regione Campania. Il seminario ha affrontato il tema delle politiche giovanili, analizzandone lo sviluppo passato e le direttrici future.L'approfondimento è stato guidato dal prof. Diego Mesa, docente di Sociologia generale e di Sociologia del lavoro, responsabile di progetti di ricerca sociale e autore di diverse pubblicazioni su tematiche giovanili.Il relatore ha evidenziato, in primis, l'indeterminatezza che per molti anni ha circondato il termine "politiche giovanili".
Gli interventi effettuati in ambito di politiche giovanili possono essere classificati in due macrocategorie. Si parla di interventi settoriali per indicare le azioni rivolte esclusivamente alla fascia giovanile. Nella prospettiva dell'intervento settoriale, l'essere giovane è visto come uno stato, non solo come un periodo di transizione, errore nel quale i soggetti istituzionali sono caduti per anni. Le politiche transettoriali o trasversali sono, invece, interventi comuni a tutti i cittadini con specificità normativerivolte ai giovani.
Dopo aver illustrato questa classificazione, il dott. Mesa ha effettuato un excursus storico sullo sviluppo delle politiche giovanili. Quest'ultime nascono all'inizio degli anni '90 con una funzione essenzialmente preventiva verso le dipendenze giovanili, in particolare di sostanze stupefacenti. A tal fine, viene istituito un comitato nazionale caratterizzato da una gestione fortemente centralizzata .Negli anni a seguire, tra il 1997 e il 1999, viene sottolineata l'importanza della prevenzione primaria, con la creazione di centri di aggregazione giovanile, a scopo sia ludico che educativo. A partire dalla fine degli anni '90, si verifica la svolta: da interventi di stampo assistenzialistico, rivolti ai giovani in quanto soggetti a rischio, da tutelare e proteggere, si passa ad interventi volti alla valorizzazione e alla promozione della gioventù nelle sue molteplici espressioni, considerata non più come fonte di problemi da risolvere, ma come risorsa potenziale sulla quale investire. Viene sancito il principio di sussidiarietà, con il quale si riconoscel'importanza e la centralità degli enti locali che, essendo più vicini ai giovani cittadini, sono maggiormente in grado di rilevarne esigenze, bisogni, istanze. Ci si allontana in questo modo dal modello dirigista centrale che aveva caratterizzato lo sviluppo iniziale delle politiche rivolte ai giovani. In questa nuova prospettiva, nel 2006 viene istituito il POGAS, Dipartimento per le politiche giovanili e attività sportive, che nel 2008 fino al 2011 diventa Ministero della Gioventù. L'istituzione del Pogas introduce un sistema di deleghe che allontanadecisamente il modello italiano da una visione strettamente particolaristica.Si sviluppa una logica di rete che coinvolge l'Agenzia Nazionale Giovani, l'ANCI , l'UPI - reali protagonisti in ambito di politiche giovanili- ed il Forum Nazionale dei Giovani, che riunisce le organizzazioni giovanili che operano sul territorio nazionale.
Oggi, nonostante la scomparsa del Ministero, il Dipartimento della Gioventù continua ad operare sulla linea precedente, realizzando svariete iniziative che necessitano sempre più di essere non solo diffuse, ma soprattutto mediate. È proprio questo il messaggio che il prof.Mesa ha inteso trasmettere ai tirocinanti SIRG presenti in aula. "La rete Informagiovani è senza dubbio una valida realtà", ha chiosato, "ma è necessario che siano scelte solo le buone informazioni, che siano decodificate, valutate, mediate. Il web da solo non basta. E' necessario produrre informazioni eteree ad effettive verità".