Abstract
Focus di questo lavoro è il tema della Cittadinanza Attiva, che Moro definisce come "la capacità dei cittadini di organizzarsi in modo multiforme, di mobilitare risorse umane, tecniche e finanziarie e di agire nelle politiche pubbliche con modalità e strategie differenziate, per tutelare diritti e prendersi cura dei beni comuni, esercitando a tal fine poteri e responsabilità" (Moro G. 2005, 38).
Essa ha cominciato a svilupparsi a partire dagli anni '70 e ha progressivamente sostituito, con le organizzazioni che ne sono espressione, le formazioni tradizionali di rappresentanza, i partiti politici: "Gli anni '70 sono stati l'epoca in cui assunse visibilità il venir meno del legame organico, o dell'isomorfismo, tra la società e i soggetti politici, per cui cominciarono a muoversi e a calcare la scena organizzazioni, movimenti e comportamenti che non trovavano più riscontro in Parlamento e nella politica ufficiale" (Moro G. 2006, 36) emersero e si strutturarono forme di auto-organizzazione della società per far fronte a diritti e bisogni non sufficientemente protetti dallo Stato e per le famiglie impossibili da fronteggiare in solitudine.
La Cittadinanza Attiva è partecipazione libera alla vita della comunità, è un nuovo modo di fare politica, un fenomeno che parte dal basso; corrisponde al lavoro di singoli, di associazioni, gruppi e movimenti, che si impegnano in diversi settori della vita pubblica per sopperire alle scoraggianti performance dei governi e alle loro limitate capacità. Le organizzazioni civiche possono essere alleati preziosi della pubblica amministrazione, perché la società si presenta sempre più complessa e carica di problemi che lo Stato da solo non può affrontare e diventa così necessario sostituire ad un sistema di government un sistema di governance: essa presuppone la collaborazione di soggetti pubblici e privati che condividono le stesse responsabilità di governo per una migliore cura dei beni comuni.
A partire dal 2001, con la riforma costituzionale dell'articolo V e l'introduzione dell'articolo 118, u.c., la Cittadinanza Attiva è legittimata dalla Costituzione ad occuparsi degli interventi locali, della cura e dell'efficienza di beni e servizi, che in maniera più immediata coinvolgono i cittadini e può farlo autonomamente utilizzando il principio di sussidiarietà o collaborando con la pubblica amministrazione dando vita ad un nuovo modo di amministrare: l'amministrazione condivisa.
I cittadini non vengono più considerati solo come portatori di problemi, ma come depositari di capacità e competenze, che se opportunamente valorizzate dalle amministrazioni possono diventare risorse per il perseguimento del bene comune.
La tendenza ad abbandonare le forme di impegno tradizionale, in favore di forme di associazionismo civico e sociale, risulta più evidente se si analizza la partecipazione giovanile nel tempo. Lo studio dei giovani, infatti, dà la possibilità non solo di formulare ipotesi sulla società a venire, ma anche di capire meglio le dinamiche di trasformazione della società attuale, perché i giovani non avendo ancora un'identità ben definita e stabile, reagiscono in maniera più visibile ai cambiamenti del contesto.
Partendo dall'osservazione delle diverse generazioni politiche che si sono succedute dagli anni '60, è possibile notare come la partecipazione giovanile si sia radicalmente trasformata: da protagonisti della scena politica, contestatori, innovatori, dai tratti ben definiti, negli anni '60 e '70, i giovani sono progressivamente arrivati ad una condizione di invisibilità.
Venuto meno il carattere ideologico che qualificava l'impegno e la quotidianità dei giovani degli anni '60, i giovani d'oggi, indicati con l'etichetta di Figli del Disincanto, vengono descritti come una generazione ripiegata su se stessa, apatica, disincantata rispetto all'idea di cambiare la società, schiacciata dall'incertezza e dalla precarietà, pronta ad adattarsi al contesto in cui si trova a vivere, orientata all'individualismo.
Caratteristica fondamentale della nuova generazione è la disaffezione per la politica o meglio per la politica così come viene ricollegata ai politici di professione: non più espressione di idee e impegno civico e sociale, ma difesa degli interessi privatistici e personali della classe dirigente, per cui si preferisce tenersene fuori e dedicare maggiore spazio alla vita privata e ai nuovi valori post-materialistici, tra i quali la realizzazione personale, il benessere e la sicurezza.
A una visione pessimistica, che collega alla crescita degli spazi dedicati al privato la fine del sociale, si affianca una lettura diversa, che mette in evidenza come questo distaccarsi dalla sfera della politica sposti l'attenzione dei giovani verso forme diverse di impegno, verso la realizzazione di forme di partecipazione alternative, silenziose ed invisibili, perché più difficili da individuare se si prendono come riferimento i canoni utilizzati per l'individuazione delle forme tradizionali di partecipazione e soprattutto se paragonate alle eclatanti manifestazione degli anni '60. Un impegno che permette di coniugare l'autorealizzazione e il solidarismo.
Se, dunque, da un lato l'impegno politico tende a diminuire, dall'altro hanno assunto notevole importanza l'impegno civico e sociale attraverso l'associazionismo e le forme di volontariato.
I giovani si impegnano in attività vicine alla dimensione politica, alle quali però non viene attribuito questo significato; non si percepiscono politicamente attivi.
A questa subgenerazione di attori si affianca una subgenerazione di spettatori, una componente che resta sulla soglia a guardare lo svolgimento della realtà sociale, che viene proposta secondo gli schemi delle generazioni precedenti.
Le difficoltà che spesso i giovani incontrano nel costruire percorsi di cittadinanza attiva, sono in parte imputabili all'incapacità delle istituzioni politiche di recepire le loro domande e i loro bisogni, aprendo canali di accesso che siano in sintonia con le loro forme di partecipazione.
Consapevoli di ciò le autorità europee, nazionali e locali, hanno attivato una serie di interventi atti a stimolare la partecipazione attiva dei giovani. Il Libro Bianco, della Commissione Europea, e la Carta Europea di partecipazione alla vita locale e regionale, del Consiglio Europeo, indicano le linee guida da seguire per promuovere nuove forme di cittadinanza attiva.
Uno degli strumenti di partecipazione proposti in questi due documenti è il Forum dei Giovani.
Attraverso questo organismo, istituito da comuni e province e, sotto la loro supervisione, gestita dai ragazzi che ne fanno parte, i giovani possono esercitare in pieno la loro cittadinanza.
Hanno contatti diretti con le autorità locali, con le quali possono collaborare nella definizione delle politiche pubbliche che li riguardano e nella tutela e valorizzazione dei beni comuni, realizzando quell'amministrazione condivisa tanto auspicata per un migliore funzionamento della società. Possono far sentire la loro voce, esporre le loro idee grazie al dialogo costante che viene attivato non solo con l'amministrazione comunale, ma anche con Provincia e Regione attraverso la mediazione dei Forum Provinciali e del Forum Regionale.
Hanno la possibilità di realizzare progetti col supporto di comune, provincia e regione ed attività che coinvolgano non solo i giovani, ma l'intera cittadinanza.
Il Forum può essere considerato anche un luogo di socializzazione e di formazione: i giovani che vi partecipano hanno la possibilità di confrontarsi; di imparare a collaborare e a stare insieme; vedendosi affidate delle responsabilità, riscoprono la fiducia in se stessi e grazie al dialogo e al supporto delle autorità, ritrovano la fiducia nelle istituzioni.
Il Forum potrebbe essere visto come una fabbrica di Capitale Sociale, se con tale termine intendiamo l'insieme delle reti sociali e delle norme di reciprocità e fiducia che sostengono tali reti.
Attraverso tale istituzione, che è a tutti gli effetti una formazione di Cittadinanza Attiva, i giovani diventano protagonisti della realtà in cui vivono; imparano ad essere dei buoni cittadini diventando una risorsa per l'amministrazione, per la cittadinanza e per il territorio.