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Osservatorio Giovani OCPG

Convegno ''Futuro, Legami, Aspirazioni''

Giovedì 15 dicembre 2022, presso l'aula Foa dell'Università degli Studi di Salerno, si è tenuto il convegno ''Futuro, Legami, Aspirazioni'' organizzato dall'Istituto IARD  in collaborazione con l'Osservatorio Giovani -Policom Unisa, per presentare l'indagine sui giovani del Servizio Civile Universale nelle aree interne del Sud.  

L'evento, moderato da Marco Mietto, direttore Rete ITER, si è aperto con i saluti istituzionali del prof. Virgilio D'Antonio, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione dell'Università di Salerno,  il quale ha evidenziato l'importanza, oltre alla didattica e alla ricerca, della Terza Missione dell'Università di Salerno volta a rafforzare il legame con il sistema economico, con la comunità sociale e le istituzioni per la diffusione delle conoscenze, della cultura e dei risultati della ricerca. In questa cornice ha sottolineato la centralità dell'Osservatorio Giovani OCPG del Policom Unisa che funge da volano nel rafforzamento di network e collaborazioni tra università, enti, istituzioni e territorio.


E' poi intervenuta Lia Cacciottoli, vice presidente Rete ITER e portavoce anche degli enti EXPO ITALY e UNEC, che ha posto l'attenzione sulle motivazioni che hanno spinto i promotori a realizzare l'indagine, ovvero comprendere quale sia la formazione più utile per i giovani che si affacciano a un'esperienza di servizio civile e quali siano le ricadute di questa esperienza a livello individuale e collettivo. Da queste domande è scaturita l'indagine che ha coinvolto prevalentemente giovani del servizio civile dei piccoli centri del sud Italia.  Il questionario, somministrato ex ante ai giovani destinatari di programmi di servizio civile, ha riscosso notevole interesse poiché è stata l'occasione per ragionare sulle motivazioni e sulle aspettative che hanno spinto i volontari a intraprendere il percorso esperienziale. In tal senso l'indagine è stata utile a far emergere l'importanza dell'individuo nel SCU e nella comunità.


Valeria Altiero, Coordinatrice Expoitaly, ha parlato delle attività portate avanti da  Expoitaly, Unec e IPSC e dell'importanza del raccordo tra questi enti nella programmazione di attività nell'ambito del Servizio Civile e di come la ricerca sia nata proprio nell'ambito di accordi di coprogrammazione  e coprogettazione tra le suddette associazioni. A seguire l'intervento di Fabio Altiero, coordinatore UNEC, che ha ripercorso le tappe fondamentali del SCU che nasce dall'obiezione di coscienza, istituita con legge n.772 del 15 dicembre 1972,
evidenziando come nel tempo i valori portanti del servizio civile siano rimasti gli stessi: valori di pace e di servizio per la comunità.


La seconda sessione dal titolo "Futuro, legami, aspirazioni. Tratti di una generazione tra i volontari del Servizio Civile" ha previsto l'intervento in videoconferenza di Marianna Musumeci, ricercatrice del Politecnico di Milano, che ha illustrato in primis gli obiettivi della ricerca: identificare il profilo dei  giovani impegnati nel servizio civile; capire se il servizio civile universale sedimenta e rafforza forme di partecipazione e cittadinanza attiva; indagare il rapporto dei volontari col futuro.
La ricerca, che si è svolta durante la prima metà del 2021,  ha coinvolto un campione non rappresentativo della popolazione giovanile del sud Italia, pari a 572 volontari tra i 18 ed i 29 anni, ai quali è stato somministrato un questionario con 39 domande a risposta chiusa.  Rispetto al campione, si è rilevata una predominanza di giovanissimi e di partecipazione femminile. Altro aspetto interessante è che la quasi totalità dei rispondenti vive con i propri genitori. Da quanto emerso, i maggiori timori per il futuro sono da rintracciarsi nella disoccupazione e nella precarietà del lavoro, ma si rileva anche un'attenzione ai disastri naturali e al pericolo di pandemie. Rispetto agli obiettivi dei prossimi 5 anni, la maggioranza dei rispondenti sembra avere una visione positiva, nonostante abbia vissuto un momento storico molto incerto e mostri una generale sfiducia nelle istituzioni.


A seguire è intervenuta la prof.ssa Stefania Leone, direttrice dell'Osservatorio giovani Unisa, che ha approfondito alcuni elementi emersi dalla ricerca e ha fornito spunti di riflessione anche per studi e approfondimenti futuri. Poiché il questionario è stato somministrato ex ante, la prof.ssa ha auspicato la somministrazione di un ulteriore questionario ex post per valutare la consapevolezza acquisita durante lo svolgimento del SCU e per comprendere quanto le aspettative dei giovani siano state soddisfatte dall'esperienza di servizio civile. Altro importante elemento sottolineato dalla Leone, è che circa il 70% dei rispondenti afferisce alla cosiddetta "generazione Z" che sembra essere caratterizzata da un certo pragmatismo e individualismo al contrario dei millennials, generazione precedente, sui quali ci sono più dati a disposizione essendo stati osservati e studiati per più tempo. Da quanto emerge dalla ricerca, i giovani volontari considerano il SCU un'esperienza prelavorativa  in cui si cresce e si matura per acquisire competenze, ma c'è anche una componente che lo considera importante per lo sviluppo del territorio: emerge quindi una doppia prospettiva di crescita personale e di restituzione alla comunità.  Altro elemento importante è la preoccupazione dei giovani rispetto al lavoro e alla crisi economica, che sembrano prevalere anche rispetto alla pandemia che, sebbene pienamente vissuta dai giovanissimi, fa registrare minori preoccupazioni. Secondo la prof.ssa Leone se queste ipotesi fossero avvalorate anche da successive ricerche, potrebbero rappresentare un elemento importante per la programmazione di politiche pubbliche volte ad attivare percorsi analoghi al SCU.

La terza sessione, dal titolo ''Proposte di approfondimenti a partire dai risultati della ricerca'' ha visto intervenire il Comitato Scientifico IARD e più nello specifico:

Carlo Buzzi, che ha auspicato che i dati raccolti dall'indagine possano essere stimolo per ulteriori approfondimenti in futuro, anche attraverso il metodo comparativo con altre ricerche sul servizio civile; a tal proposito, ha precisato che è stata condotta quest'anno un'ulteriore indagine sui giovani del Servizio Civile, sulla base dei dati della precedente, dalla quale sono emersi alcuni spunti di approfondimento, quali la mobilità, l'appartenenza e la prospettiva di futuro rispetto al territorio.

Giorgio Ostinelli ha rilevato che il campione della ricerca è composto per la maggior parte da studenti universitari e che sarebbe interessante approfondire il background formativo dei rispondenti per comprendere se il servizio civile favorisca l'acquisizione di competenze nuove in un'ottica di Life Long Learning.  Ha inoltre evidenziato l'importanza di necessari approfondimenti qualitativi della ricerca per esaminare e valutare nel lungo termine le ricadute del servizio civile sui singoli volontari.

Andrea Rubin si è soffermato sul tema della preoccupazione dei giovani rispetto alle problematiche ambientali, aspetto che emerge dalla ricerca e che è in linea con i dati europei. L'ambiente sembra rappresentare un valore importante per i giovani, un motivo di partecipazione attiva e una spinta a muoversi anche nei confronti delle istituzioni, con l'intento di incidere sul futuro.

Francesca Sartori, ha evidenziato l'importanza di una lettura dei dati anche in base alle differenze di genere sottolineando come, soprattutto al sud, ci sia un gap ancora importante rispetto alle condizioni di vita familiare e professionale.  Ma è anche interessante rilevare come, nel tempo, la presenza femminile sia aumentata nell'ambito di esperienze di servizio civile che in origine era riservato solo agli uomini come alternativa alla leva.

Nella quarta sessione si è dato spazio ad osservazioni e approfondimenti di vari stakeholders interessati ai temi dell'indagine e ai suoi sviluppi.

La prima ad intervenire è stata la dott.ssa Serena Angioli, referente dell'Agenzia Nazionale Giovani, che ha portato all'attenzione dei presenti alcune considerazioni in merito alla ricerca, in particolare rispetto alla fascia d'età coinvolta in programmi di servizio civile che, rispetto ad altri stati europei, è troppo elevata. Difatti, ha spiegato la dott.ssa Angioli, la maggior parte degli intervistati ha 24 anni, periodo in cui si è già usciti fuori dai circuiti formativi e si è in cerca di lavoro, ma il servizio civile non è una politica attiva del lavoro, piuttosto rappresenta un'opportunità di crescita personale e di esercizio di cittadinanza. È importante che la ratio del servizio civile sia ben chiara e opportunamente comunicata agli interessati, affinché non si creino false aspettative nei giovani che si apprestano a fare questo tipo di esperienza.

È poi intervenuto Giovanni Rende, rappresentate della Consulta nazionale del Servizio Civile Universale per il Centro Italia, che ha ribadito quanto detto dalla dott.ssa Angioli, spiegando che attraverso la sua esperienza ha potuto costatare che i giovani sono orientati a svolgere le attività di servizio civile dopo il percorso di studi. Se il servizio civile è destinato all'orientamento, è corretto che l'età di riferimento sia dai 18 ai 24 anni; questa teoria trova conferma in esempi di forme simili di servizio civile in altre due città europee ovvero la Francia e la Germania, in cui l'età massima per svolgere l'esperienza è 24 anni.

Mario Mirabile, co- fondatore di South Working, ha spiegato quanto sia importante connettere i territori e trovare sinergie, dare la possibilità alle persone di lavorare da remoto restando nel sud e nelle aree interne italiane, o andare in un nuovo territorio e potersi inserire, in maniera adeguata, creando dei legami sociali. Ha portato la testimonianza del lavoro che fa South Working sui territori, collaborando con più di 300 associazioni private e pubbliche che partecipano attivamente alla costruzione di ecosistemi sociali ed evidenziando quanto gli stakeholders siano importanti in questo processo nel mettere a sistema esperienze e attività diverse.

Giordana D'Amato, studentessa Erasmus,  ha sottolineato quanto sia importante per la crescita personale e professionale la mobilità europea, che consente a tutti gli studenti di svolgere un periodo all'estero, tramite l'accesso a borse di studio. Sebbene diverso dal Servizio Civile, il programma Erasmus rientra nella sfera di esperienze formative per i giovani.

Bianca Barone, antropologa e co-fondatrice di Civica, ha sottolineato il valore del lavoro volontario, raccontando le attività portate avanti con Civica, volte a studiare l'impatto del lavoro volontario tramite test territoriali, mettendo a punto attività di ricerca-azione volte ad indagare le aspettative del valore del volontariato su un territorio. L'applicativo andrà a registrare il valore economico delle attività che il soggetto svolge permettendo a chi partecipa di scegliere poi come riscattare questo valore.

Francesco Palmieri, referente della rete "Si può fare", ha illustrato il funzionamento del progetto che offre opportunità ai giovani di mettere in atto le proprie idee attraverso il supporto di enti territoriali che si occupano del lavoro di prossimità. In merito all'indagine sui volontari del servizio civile ha rimarcato la necessità di prevedere ulteriori analisi anche ex post per poter valutare gli effetti del servizio civile anche nel lungo periodo.

Davide Scarpa, volontario del servizio civile, ha raccontato di come l'indagine abbia portato a riflettere i giovani volontari sul loro futuro, ponendo l'attenzione anche sul tema della digitalizzazione che potrebbe essere molto utile, partendo proprio dalle aree interne in cui molti ragazzi non hanno nemmeno le infrastrutture di rete adatte per poter accedere al servizio civile digitale.

Ilaria Rossignoli, rappresentante dell'ente Federsolidarietà, ha portato il punto di vista degli enti che ospitano volontari di servizio civile, sottolineando che gli enti non sono quasi mai a conoscenza delle motivazioni che spingono i giovani ad intraprendere questo percorso e hanno sperimentato con questa indagine che il servizio civile è un percorso che viene scelto non solo per motivi individuali ma anche per spirito di comunione e cittadinanza.

È infine intervenuto il prof. Sabato Aliberti, dell'Università degli Studi di Salerno, che ha evidenziato l'importanza dei nuclei di valutazione nel servizio civile, fondamentali per rispondere ai fabbisogni del territorio e per evitare che le progettualità messe in campo siano di scarso impatto non solo per i giovani, ma per l'intera comunità di riferimento. Ha inoltre rimarcato l'importanza di fare rete, connettendo anche istituzioni territoriali che agiscono in ambiti di intervento differenti.

Le conclusioni sono state affidate a Carlo Buzzi, Istituto Iard e Paolo Paroni, Presidente rete Iter, che hanno rimarcato l'importanza dei dati emersi dall'indagine e al contempo la necessità di approfondirli, anche attraverso metodologie differenti e comparazioni, auspicando una continuità del percorso di ricerca che possa portare anche a un dialogo istituzionale necessario per generare un reale cambiamento.